“Perché l’ho fatto? Perché non ho saputo resistere!”
Sono le parole di George Oudt, padre spirituale e fondatore di Euro-Sportring. Motivato dalle proprie esperienze e dall’idea di far incontrare persone di diverse nazionalità tramite lo sport, nel 1951 organizzò il primo scambio sportivo: dieci pullman di sportivi di tutta l’Olanda partirono per la Sarre (Germania) per una competizione. Un anno dopo i tedeschi ricambiarono la visita.
Euro-Sportring è cominciata con il ping-pong, ma è parso subito chiaro che vi era una domanda molto forte di contatti internazionali dal calcio. In una mansarda da qualche parte ad Amsterdam i collaboratori della prima ora svolsero un’opera pionieristica. Ogni volta che vi era una richiesta sulla possibilità di uno scambio sportivo internazionale, s’impegnavano al massimo per trovare la migliore società straniera.
Organizzazione e sviluppo
Verso il 1960, la rete di volontari nei Paesi Bassi e all’estero, creata con così tanta passione e pazienza, necessitava di una forma più concreta. Ciò ha portato alla nascita della Fondazione Euro-Sportring nella forma dell’organizzazione senza scopo di lucro con la missione di riunire i giovani sul campo di calcio. Fin dall’inizio l’iniziativa ha ricevuto il sostegno delle federazioni sportive nazionali.
Durante gli anni Sessanta a Olanda, Danimarca, e Germania, Paesi componenti il nucleo originario dell’organizzazione, si sono aggiunte Austria, Norvegia e Spagna. Molto rapidamente, 50 volontari hanno iniziato a dedicare tutto il loro tempo libero a creare la struttura operativa, uniti dalla passione per lo sport, il talento per l’organizzazione e una conoscenza approfondita del panorama sportivo locale.
Gli scambi sportivi erano anche una vacanza estiva per la maggior parte dei partecipanti, che per una settimana erano ospiti degli amici atleti stranieri. Il programma era composto da alcune partite e da molte occasioni di svago, sia nei centri sportivi sia nei locali cittadini.
«L’unico problema era l’alloggio per le coppie di adulti. Talvolta i padroni di casa offrivano agli ospiti anche il loro letto matrimoniale».
Günter Fleischer, Germania, pioniere nella regione di Francoforte
I padroni di casa prestano il letto
Nei primi tempi, i partecipanti alloggiavano nelle case dei membri della società organizzatrice. In altri termini, ogni tanto gli ospiti stranieri dovevano dormire sul sofà. Però, se ospitavano una coppia, i padroni di casa cedevano talora il loro letto matrimoniale. Queste visite hanno portato allo sviluppo di stretti legami personali e di amicizie, rinnovate l’anno successivo quando la società organizzatrice ricambiava la visita. Questo «obbligo di reciprocità» da parte delle squadre ospiti è stato alla base del programma Euro-Sportring.
«Alcuni dormivano nella vasca da bagno, ma ci siamo assicurati che si trattasse di vasche da bagno confortevoli».
Norman Matthews, Inghilterra, pioniere nella regione di Oxford
Durante gli anni Settanta passare le vacanze estive presso società straniere ha perso d’interesse. Vi era invece una domanda molto più forte per i tornei di primavera, di preferenza durante i weekend di Pasqua o di Pentecoste. Visto che la domanda per il pernottamento presso famiglie ospiti non era sufficiente, questo tipo di alloggio è finito gradualmente in disuso.
I miglioramenti anno dopo anno
L’obiettivo principale di Euro-Sportring era quello di permettere al maggior numero possibile di sportivi di incontrarsi sui campi di calcio. Nella perenne ricerca di alloggi a buon mercato, dalla fine degli anni Settanta le scuole diedero il loro contributo, trasformando le aule in dormitori per i partecipanti con risorse limitate. Quelli con maggiori disponibilità economiche alloggiavano in ostelli e alberghi.
Il campo di attività ha continuato ad espandersi. La mappa di Euro-Sportring oggi comprende adesso praticamente tutta l’Europa occidentale e diversi Paesi dell’Europa centrale. Euro-Sportring è cresciuta molto rapidamente tra il 1960 e il 1980. Nel 1960 circa 60 società di differenti nazionalità hanno attraversato le frontiere per un’avventura sportiva all’estero. Verso il 1970, il loro numero era arrivato a 275. Dieci anni dopo, più di 1.000 squadre partecipavano al programma Euro-Sportring.
«Quei bambini non avevano alcun problema a dover dormire per terra».
Pat McDermott, Irlanda del Nord, accompagnatore
Alla ricerca di nuovi orizzonti
In oltre 40 anni l’organizzazione di pochi pionieri si era trasformata in una rete internazionale composta da migliaia di volontari impegnati nell’organizzazione di tornei. Nel 2005 più di 8.000 squadre provenienti da oltre 30 Paesi hanno partecipato a circa 140 tornei. I loro partecipanti hanno capito che, anno dopo anno, una caratteristica di Euro-Sportring non è cambiata: l’entusiasmo per lo sport e la missione di riunire ed avvicinare persone di cultura e nazionalità diverse.
«Sono un po’ ossessivo. Non riesco semplicemente a incominciare o a occuparmi di qualcosa se non posso andare fino in fondo».
Jim Taylor, organizzatore della Blackpool Cup, Inghilterra
Fin dall’inizio, lo sviluppo di Euro-Sportring è stato strettamente legato agli sviluppi sociali nel mondo. Negli anni Novanta, l’apertura delle frontiere dell’ex-blocco dell’Europa dell’Est si è immediatamente riflessa nel programma di Euro-Sportring. La risposta della Repubblica Ceca è stata particolarmente impressionante: dal 1991 questo Paese è rappresentato in modo sempre maggiore nel programma di Euro-Sportring. Nel 2005 più di 9 tornei sono stati organizzati in Repubblica Ceca, ai quali hanno partecipato più di 500 squadre da circa 20 paesi.
Dagli anni Cinquanta in poi le nazioni dell’Europa occidentale hanno legami sempre più stretti. I contatti internazionali sembrano ormai del tutto ovvi. Per quanto riguarda Euro-Sportring, la sfida più grande è e continuerà a essere l’estensione di questa amichevole cooperazione internazionale, che supera le frontiere e distrugge le barriere.
« Era impensabile che ci potessimo finalmente muovere liberamente. Essendo supermotivati, finivamo inevitabilmente col perdere».
Günther Braun, Germany
Alla ricerca di nuovi orizzonti
Nell'arco di oltre 40 anni, il manipolo di persone che stava alla base dell'organizzazione si è evoluto in una rete internazionale di migliaia di volontari. Nel 2005, i giocatori e gli allenatori di 8.000 squadre di oltre 30 Paesi che partecipano a circa 140 tornei hanno scoperto che nel corso degli anni un aspetto di Euro-Sportring è rimasto costante e vero: l'entusiasmo per lo sport e la missione di far incontrare persone di culture diverse e provenienti da altri Paesi.
Quello che dovete capire di me è che sono un po' ossessivo. Non posso iniziare una cosa o intraprenderla se non sono in grado di portarla avanti fino in fondo”.
Jim Taylor, organizzatore della Blackpool Cup in Inghilterra
Fin dall'inizio, lo sviluppo dell'Euro-Sportring è stato strettamente associato agli sviluppi sociali. Di conseguenza, l'apertura dei confini dell'ex blocco orientale negli anni '90 si è immediatamente riflessa nel programma dell'Euro-Sportring. La risposta della Repubblica Ceca è stata particolarmente impressionante; dal 1991, il Paese è stato sempre più presente nel programma dell'Euro-Sportring. Nel 2005 si sono svolti più di 10 tornei in Repubblica Ceca, con la partecipazione di oltre 500 squadre provenienti da circa 20 Paesi.
Dagli anni Cinquanta, i Paesi dell'Europa occidentale hanno stretto legami più forti tra loro e i contatti internazionali sono ormai quasi scontati. Per Euro-Sportring, la sfida più grande resta quella di espandere questa amichevole cooperazione internazionale e, così facendo, allontanare le frontiere e rimuovere le barriere.
Incredibile, potevamo muoverci liberamente. Eravamo così eccitati che ci siamo subito persi”.
Günther Braun, Germania, allenatore delle giovanili dell'FC Magdeburg (ex DDR)